Ho l’onore di portare a questa manifestazione il saluto e l’adesione dei Comitati Dossetti per la Costituzione, che condividono le ragioni dello sciopero generale ed hanno invitato tutti i cittadini amanti della Costituzione a partecipare a questa giornata di mobilitazione nazionale contro l’impostazione di questa manovra.
Qualcuno potrebbe chiedersi: cosa c’entra la lotta per la difesa della Costituzione con una manovra che punta al riequilibrio dei conti pubblici?
Noi rispondiamo: cosa c’entra con l’equilibrio dei conti pubblici, la disciplina contenuta nell’art. 8, sui contratti collettivi aziendali?
Si tratta di una disciplina che, mira a smantellare lo statuto dei lavoratori e con esso l’intero edificio del diritto del lavoro, affidando a soggetti privati la facoltà di dettare regole, in deroga a quelle leggi dello Stato, attraverso le quali si è incarnato il principio lavorista, cioè quel principio supremo che dice che la Repubblica italiana è fondata sul lavoro.
Una disciplina che consente di smantellare la tutela pubblica contro il licenziamento illegittimo, in deroga all’art. 18 dello Statuto ed anche in violazione della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea.
Non a caso è collegata a questa manovra la proposta di manomissione dell’art. 41 della Costituzione, norma di importanza fondamentale che definisce il carattere sociale dell’economia di mercato, laddove sancisce che l’iniziativa economica privata è libera, ma:” non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo di arrecare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.
La disciplina dettata dall’art. 8 e la proposta di manomissione dell’art. 41 della Costituzione prefigurano un inaccettabile imbarbarimento dei rapporti economico-sociali e svelano un disegno golpista e anticostituzionale che, calpestando la dignità di ciascun lavoratore, punta a demolire l’edificio dei diritti dell’uomo che sono incastonati nel contesto economico-sociale nel quale si svolge la nostra vita e non possono trovare realizzazione e tutela al di fuori di questo contesto.
Queste misure devono essere tolte di mezzo perché non rispondono al fine di puntare al riequilibrio dei conti pubblici. Con esse, si approfitta dell’urgenza imposta dalla crisi finanziaria per manomettere i caratteri originali democratici e sociali della Costituzione italiana.
Certo la Costituzione non ci dice come si devono fare le manovre finanziarie, come si deve operare per il riequilibrio dei conti pubblici, lasciando le scelte concrete alla responsabilità della politica.
Ma la Costituzione ci dice una cosa fondamentale in materia di conti pubblici, che i diritti inviolabili dell’uomo (fra i quali rientrano a pieno titolo i diritti sociali) richiedono l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale (art.2).
Il principale di questo doveri di solidarietà economica e sociale è che tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva e che il sistema tributario è informato a criteri di progressività. (art. 53).
In questo modo la Costituzione ci dice che l’Erario è un bene pubblico fondamentale al quale tutti devono contribuire, in ragione della loro capacità, in adempimento di doveri inderogabili di solidarietà.
Ebbene noi ci troviamo di fronte al disastro in cui siamo perché da molti anni la politica ha rinnegato il valore ed il significato della solidarietà economica e sociale. Che altro significato può avere, infatti, la litania perennemente ripetuta che questo Governo non metterà le mani nelle tasche degli italiani, se non quello di denigrare il valore della solidarietà, equiparando il pagamento delle tasse ad un furto commesso dallo Stato ai danni dei cittadini italiani?
Con queste premesse, non si poteva ottenere altro risultato che una politica dissennata di dissipazione del bene pubblico dell’Erario (realizzata attraverso condoni e regali agli evasori, scudi fiscali, etc.), che ci ha condotto al disastro attuale.
Per questo la ulteriore proposta di modifica delle nome dettate dall’art. 81 della Costituzione in materia di bilancio è mistificatoria ed ingannevole perché attribuisce alla Costituzione il fallimento economico che è stato determinato, invece, dalla condotta irresponsabile di un ceto politico, infedele all’obbligo costituzionale di esercitare le funzioni pubbliche con disciplina ed onore, che ha dissipato i beni pubblici, conducendoci al disastro attuale.
Anche questa volta, come nell’occasione del tentativo di modifica dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori e del referendum del 2006, si è aperto uno scontro politico che ha per oggetto la Costituzione.
Ancora una volta la mobilitazione della CGIL e di tutte le persone di buona volontà è di importanza fondamentale per preservare e consegnare alle generazioni future i valori della Costituzione, patrimonio indisponibile del popolo italiano.
Domenico Gallo
Pistoia, 6 settembre 2011