Ritorno al futuro

Il 22 aprile si è celebrata la 50^ giornata mondiale della Terra. Se non tutto il male viene per nuocere, allora dobbiamo constatare che questi due/tre mesi in cui si è arrestata l’attività produttiva in tutto il mondo hanno fatto bene alla madre Terra, che ha ricominciato a respirare. I cieli e l’aria si sono ripuliti, lo smog è scomparso, le acque dei fiumi sono tornate limpide.

Sul piano economico-sociale, invece la situazione appare sempre più drammatica. Assistiamo ad un calo dell’attività economica di intensità eccezionale, mai registrato nella storia dell’Italia: meno quindici punti percentuali del Pil complessivi nei primi sei mesi del 2020. È la stima dell’ufficio parlamentare di bilancio (Upb) sulle conseguenze del blocco delle attività produttive e sociali per contrastare la diffusione del virus Covid 19.La caduta del Pil comporterà una perdita di gettito fiscale stimata in 26 miliardi, mentre la spesa pubblica subirà un’impennata,come il debito pubblico che, si stima, arriverà a quota 155% del Pil, superando la barriera dei 180 miliardi di deficit. Già adesso sono a rischio povertà 10 milioni di persone.

La nostra normalità è stata stravoltae ci siamo svegliati in un incubo. Ci ritroviamo chiusi nelle nostre case, isolati e angosciati, ad aspettare la fine di questa pandemia. Non sappiamo quando potremo tornare alla nostra vita, dai nostri cari, in aula o al lavoro. Peggio, non sappiamo se ci sarà ancora un lavoro ad attenderci, se le aziende sapranno rialzarsi, schiacciate dalla peggiore crisi economica dal dopoguerra – scrivono in una lettera aperta i giovani di Fridays for Future e si chiedono: forse avremmo potuto evitare questo disastro?

E’ una domanda a cui non sappiamo rispondere, però sappiamo che per reagire alla crisi occorrerà mobilitare risorse ingenti ed attivare un volume di fuoco di investimenti (sociali, sanitari e produttivi) quale non si è mai visto nella storia, ben superiore al c.d. piano Marshall (European Recovery Program) che servì a risollevare le economie europee disastrate dalla guerra. 

Questa consapevolezza si sta facendo faticosamente strada in Europa. Più che la solidarietà, è la logica brutale dei fatti che si impone. La recessione, che colpisce più gravemente l’Italia, la Francia e la Spagna, causerà un disastro economico anche nei paesi fiscalmente più forti (che si oppongono agli eurobond) poiché non esiste più la valvola di sfogo dei mercati extra-UE, dal momento che le altre economie forti (in primis gli USA) stanno peggio di noi. Questo spiega la svolta operata dal Consiglio europeo del 23 aprile, che, rompendo gli indugi, ha optato decisamente per la creazione di un Recovery Fund: “Abbiamo inoltre convenuto di lavorare per la creazione di un fondo per la ripresa, che è necessario e urgente. Il fondo dovrà essere di entità adeguata, mirato ai settori e alle aree geografiche dell’Europa maggiormente colpiti e destinato a far fronte a questa crisi senza precedenti.Abbiamo pertanto incaricato la Commissione di analizzare le esigenze specifiche e di presentare con urgenza una proposta all’altezza della sfida che ci troviamo ad affrontare.”

Più che fare sterili polemiche sul MES, il problema è la dimensione di questo fondo che non può essere condizionato dalla logica dell’austerità e dovrebbe effettuare – come il Piano Marshall – delle erogazioni a fondo perduto.Si stanno creando le condizioni per ripartire dopo lo shock causato dalla pandemia. Ricostruire è la parola magica.

Dobbiamo ricostruire il tessuto economico produttivo e sociale nel quale si svolgerà la nostra vita futura. Ma non possiamo ritornare da dove siamo partiti prima della pandemia.

Oggi più che mai occorre una visione del futuro: questa è la vera sfida della politica.

Lo sforzo deve essere quello di orientare questo volume di investimenti avendo in mente di risolvere sia la crisi climatica sia la crisi economica. E qui ritorniamo alla lettera dei giovani di Fridays for Future che ha lanciato la campagna di ritorno al futuro: “L’uscita dalla crisi sanitaria dovrà essere il momento per ripartire, e la transizione ecologica sarà il cuore e il cervello di questa rinascita: il punto di partenza per una rivoluzione del nostro intero sistema.La sfida è ambiziosa, lo sappiamo, ma la posta in gioco è troppo alta per tirarsi indietro.Dobbiamo dare il via a un colossale, storico, piano di investimenti pubblici sostenibili che porterà benessere e lavoro per tutte e tutti e che ci restituirà finalmente un Futuro a cui ritornare, dopo il viaggio nell’oscurità di questa pandemia

Un futuro nel quale produrremo tutta la nostra energia da fonti rinnovabili e non avremo più bisogno di comprare petrolio, carbone e metano dall’estero. Nel quale smettendo di bruciare combustibili fossili, riconvertendo le aziende inquinanti e bonificando i nostri territori devastati potremo salvare le oltre 80.000 persone uccise ogni anno dall’inquinamento atmosferico.

Immagina, cara Italia, le tue città saranno verdi e libere dal traffico. Non perché saremo ancora costretti in casa, ma perché ci muoveremo grazie a un trasporto pubblico efficiente e accessibile a tutte e tutti. Con un grande piano nazionale rinnoveremo edifici pubblici e privati, abbattendo emissioni e bollette.Restituiremo dignità alle tue infinite bellezze, ai tuoi parchi e alle tue montagne. Potremo fare affidamento sull’aria, sull’acqua, e sui beni essenziali che i tuoi ecosistemi naturali, sani e integri, ci regalano. Produrremo il cibo per cui siamo famosi in tutto il mondo in maniera sostenibile. 

In questo modo creeremo centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro ben retribuiti, in tutti i settori. Cara Italia, sei di fronte ad un bivio della tua storia, e non dovranno esserci miopi vincoli di bilancio o inique politiche di austerity che ti impediscano di realizzare questa svolta.

Cara Italia, tu puoi essere d’esempio. Puoi guidare l’Europa e il mondo sulla strada della riconversione ecologica.

Non a tutte le generazioni viene data la possibilità di cambiare davvero la storia e creare un mondo migliore – l’unico in cui la vita sia possibile. Questa è la nostra ultima occasione. Non possiamo permetterci di tornare al passato. Dobbiamo guardare avanti e preparare il nostro Ritorno al Futuro!

Autore: Domenico Gallo

Nato ad Avellino l'1/1/1952, nel giugno del 1974 ha conseguito la laurea in Giurisprudenza all'Università di Napoli. Entrato in magistratura nel 1977, ha prestato servizio presso la Pretura di Milano, il Tribunale di Sant’Angelo dei Lombardi, la Pretura di Pescia e quella di Pistoia. Eletto Senatore nel 1994, ha svolto le funzioni di Segretario della Commissione Difesa nell'arco della XII legislatura, interessandosi anche di affari esteri, in particolare, del conflitto nella ex Jugoslavia. Al termine della legislatura, nel 1996 è rientrato in magistratura, assumendo le funzioni di magistrato civile presso il Tribunale di Roma. Dal 2007 al dicembre 2021 è stato in servizio presso la Corte di Cassazione con funzioni di Consigliere e poi di Presidente di Sezione. E’ stato attivo nel Comitato per il No alla riforma costituzionale Boschi/Renzi. Collabora con quotidiani e riviste ed è autore o coautore di alcuni libri, fra i quali Millenovecentonovantacinque – Cronache da Palazzo Madama ed oltre (Edizioni Associate, 1999), Salviamo la Costituzione (Chimienti, 2006), La dittatura della maggioranza (Chimienti, 2008), Da Sudditi a cittadini – il percorso della democrazia (Edizioni Gruppo Abele, 2013), 26 Madonne nere (Edizioni Delta Tre, 2019), il Mondo che verrà (edizioni Delta Tre, 2022)

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