Dopo 19 mesi di bombardamenti dal cielo da terra e dal mare contro una popolazione indifesa, dopo 53.000 morti accertati, fra cui 16.000 fanciulli, dopo la distruzione di tutte le infrastrutture civili indispensabili per la vita della popolazione, dopo aver ridotto alla fame la popolazione accerchiata nel ghetto di Gaza, avendo bloccato da oltre due mesi l’ingresso di cibo, acqua, medicine, combustibile – per dirla con Guccini – non è ancora sazia di sangue la belva umana. Il governo israeliano si appresta a lanciare una nuova offensiva di terra che prevede la rioccupazione di una larga parte della Striscia di Gaza al fine di ripulirla dagli abitanti da ammassare in un’area ristretta al sud. Insomma si prospetta una sorta di soluzione finale del problema palestinese a Gaza. In realtà non è una soluzione finale, ma è l’apertura di un altro girone infernale, destinato a durare per un tempo indeterminato, perché i due milioni di gazawi sopravvissuti resteranno rinchiusi in campi di concentramento ed Israele non se ne potrà sbarazzare. Non è un caso se questa ulteriore offensiva sia stata denominata “i carri di Gedeone”. Di Gedeone parla la Bibbia nel libro dei Giudici. È descritto come un giudice, cioè un capo carismatico scelto da Dio per liberare Israele dall’oppressione. Guidato dalla mano di Dio, Gedeone con soli 300 uomini assaltò il campo dei Madianiti, gettando lo scompiglio e facendoli fuggire. Netanyahu, nella sua follia, si paragona a Gedeone e si appresta a gettare lo scompiglio nel campo dei nemici per farli fuggire e liberare dalla loro presenza quel territorio che il Dio degli eserciti ha assegnato al suo popolo prediletto. Ritenendo di attuare un mandato divino i governanti di Israele, non fanno altro che disvelare la natura teocratica dello Stato d’Israele e non si preoccupano per niente di infrangere le leggi che l’umanità si è data nel suo faticoso percorso storico. Noi invece ce ne preoccupiamo e non possiamo rassegnarci a quest’orrore. Diverse voci della società civile si stanno levando in questo momento per Gaza. Bisogna chiamare le cose con il loro nome, quello che sta accadendo a Gaza è un genocidio in corso di attuazione. Privare una popolazione, piagata da migliaia di feriti, del cibo dell’acqua, dei medicinali e degli altri rifornimenti essenziali per la vita, è un atto genocidiario. Il problema che il genocidio pone alla coscienza dell’umanità non è di riconoscerlo o di punirlo, ma di prevenirlo e di impedire che si compia, in tutto o in parte. In questi giorni il capo dei soccorsi delle Nazioni Unite, Tom Fletcher, ha lanciato un disperato appello al Consiglio di sicurezza chiedendo di intervenire “per prevenire il genocidio” a Gaza, dopo che Israele ha annunciato che il suo esercito avrebbe ripreso le operazioni “a piena forza” nel territorio palestinese. La Corte Internazionale di Giustizia, com’è noto, ha ritenuto plausibile il genocidio ed ha emesso delle misure provvisorie a carico di Israele (il 26 gennaio, il 28 marzo, il 5 aprile e il 24 giugno 2024) volte a prevenire o a impedire il genocidio. I governi dei paesi occidentali amici o alleati di Israele, anche se minimizzano la tragedia in corso e respingono il concetto di genocidio, non possono sottrarsi all’obbligo giuridico di impedire che un genocidio si compia consentendo ad Israele di violare impunemente le ordinanze che la Corte Internazionale di giustizia ha emesso proprio allo scopo di prevenirlo. A fronte delle decisioni della Corte dell’ONU, il silenzio delle Cancellerie non è solo viltà, è complicità. In questo momento ci sono manifestazioni spontanee in tutte le piazze d’Italia per esprimere l’indignazione dell’opinione pubblica. La richiesta è una sola, corale, condivisa da tutti: stop genocidio a Gaza. Va denunciata l’acquiescenza del governo italiano alle pratiche genocidiarie in atto. L’Italia per rispetto delle sue tradizioni politiche e dei suoi principi costituzionali deve porre termine ad ogni forma di collaborazione militare con Israele, non solo non deve fornire armi, non deve neanche acquistarle, né esercitarsi con Israele nell’arte della guerra. In particolare, l’Italia deve denunciare il Memorandum d’intesa fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo dello Stato d’Israele in materia di cooperazione nel settore militare e della difesa stipulato a Parigi il 16 giugno 2003, ratificato con la legge 17 maggio 2005 n. 94. L’accordo ha durata di cinque anni e si rinnova automaticamente. Il prossimo rinnovo si dovrebbe verificare l’8 giugno. Il Governo italiano è ancora in tempo per ritirarsi dall’accordo ed impedirne il rinnovo. Se quello che succede a Gaza è una vergogna per l’umanità, il silenzio complice del governo Meloni è una vergogna per tutti gli italiani. Basta silenzio, basta complicità, non c’è più tempo, bisogna agire: #stopgenocidiogaza
(articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 15 maggio 2025 con il titolo: Gaza, non possiamo rassegnarci all’orrore)
Condivido ogni riflessione. Come sempre semplicemente tanto logica ed umana che tutto il resto è …noia.