Un memorandum da ripudiare

Continuare ad agevolare attraverso la collaborazione militare, le azioni genocidiarie di Israele a Gaza, non è soltanto una condotta illegale dal punto di vista costituzionale, ma assume i colori della complicità.

Dopo che un gruppo di giuristi ha notificato al governo italiano una formale diffida a non rinnovare il Memorandum d’intesa “tra il governo della Repubblica italiana ed il governo dello Stato di Israele in materia di cooperazione nel settore militare e della difesa”, sottoscritto a Parigi il 16 giugno 2003, e ratificato con la legge 17 maggio 2005 n. 94, è emerso un pezzo di verità sulla perdurante collaborazione dell’Italia con la macchina militare israeliana ed è stato subito scandalo.

Emergency ha lanciato un appello perché il governo italiano si attivi per Gaza chiedendo – fra le altre cose – di non rinnovare il memorandum, che in pochi giorni ha raccolto 200.000 firme. Sebbene il testo dell’accordo, che è un vero e proprio trattato internazionale, sia stato presentato in Parlamento per l’autorizzazione alla ratifica e poi pubblicato (in inglese) sulla Gazzetta ufficiale, quello che è dato conoscere sulla collaborazione militare del governo italiano con lo Stato d’Israele è solo una parte, uno schermo giuridico dietro il quale si nascondono attività e pratiche destinate a restare sconosciute all’opinione pubblica. Il Memorandum è come un iceberg, di cui si vede solo la parte galleggiante, mentre la massa più rilevante rimane sommersa.

Innanzitutto quello che viene in evidenza (art. 2) è che la cooperazione militare è della massima estensione, riguarda praticamente tutti i campi della difesa, a cominciare dall’industria per passare poi all’organizzazione, alla struttura e all’equipaggiamento delle unità militari, e al loro addestramento.

Come se non bastasse il Memorandum prevede che la cooperazione si estenderà ad altri campi, destinati a restare ignoti. Ma l’aspetto “subacqueo” del Memorandum affiora nell’art. 5 dove si precisa che le parti hanno concordato che le attività svolte in attuazione del Memorandum saranno soggette all’Accordo di sicurezza, stipulato dalle competenti autorità di sicurezza di entrambe le parti il 5 ottobre 1987. È questa la prima pietra d’inciampo sul percorso della legalità costituzionale della legge di autorizzazione alla ratifica. Il Parlamento può ratificare ciò che conosce, ma non può ratificare un atto il cui contenuto sostanziale è destinato a rimanere segreto. La seconda pietra d’inciampo riguarda proprio l’Accordo di sicurezza stipulato evidentemente fra i servizi di sicurezza italiani e quelli israeliani. È d’obbligo il riferimento all’Accordo segreto stipulato dal Sifar e dalla Cia che diede vita a Gladio.

L’art. 80 della Costituzione prevede che deve essere autorizzata con legge la ratifica dei Trattati internazionali che sono di natura politica. Gli accordi di collaborazione militare sono all’evidenza di natura politica. La Costituzione esclude che si possano stipulare trattati segreti. Anche gli accordi in forma semplificata non possono restare segreti perché la legge di esecuzione del Trattato di Vienna sul diritto dei trattati stabilisce all’art. 6 che “tutti gli atti internazionali stipulati dallo Stato italiano devono essere pubblicati nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana”. Se si possono comprendere (ma non giustificare) le ragioni che a suo tempo portarono alla stipula dell’accordo su Gladio, alla luce della Guerra Fredda, è veramente incomprensibile la ragione che ha portato il Sismi a stipulare un accordo militare segreto con il Mossad, solo se si consideri che lo Stato di Israele ha ripetutamente violato la sovranità della Repubblica italiana, poiché i suoi agenti hanno realizzato gravissimi crimini, fra cui l’assassinio a Roma del poeta palestinese Wael Zuaiter, il 16 ottobre del 1972, e il rapimento del tecnico nucleare Mordechai Vanunu, avvenuto nel 1986. Per non parlare della vicenda di Argo 16, l’aereo del Sid precipitato il 23 novembre 1973, provocando la morte di 4 agenti italiani, sul quale grava l’inquietante sospetto di una ritorsione del Mossad.

Grazie a questa stretta collaborazione militare, Israele è diventato una specie di socio occulto della Nato. Non v’è dubbio che attraverso gli scambi commerciali nel settore della difesa e l’addestramento del personale militare l’Italia ha svolto e svolge un sostegno concreto alle operazioni militari compiute da Israele a Gaza e in tutto il Medio Oriente. Continuare ad agevolare attraverso la collaborazione militare, le azioni genocidiarie di Israele a Gaza, non è soltanto una condotta illegale dal punto di vista costituzionale, ma assume i colori della complicità.

Il governo Meloni – anche se tardivamente – può ancora adempiere agli obblighi che derivano all’Italia dalla Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di Genocidio: il primo passo da compiere è recidere il Memorandum d’Intesa con Israele.

(articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano del 13 giugno con il titolo: Perchè va cancellato il Memorandum Israele)

Autore: Domenico Gallo

Nato ad Avellino l'1/1/1952, nel giugno del 1974 ha conseguito la laurea in Giurisprudenza all'Università di Napoli. Entrato in magistratura nel 1977, ha prestato servizio presso la Pretura di Milano, il Tribunale di Sant’Angelo dei Lombardi, la Pretura di Pescia e quella di Pistoia. Eletto Senatore nel 1994, ha svolto le funzioni di Segretario della Commissione Difesa nell'arco della XII legislatura, interessandosi anche di affari esteri, in particolare, del conflitto nella ex Jugoslavia. Al termine della legislatura, nel 1996 è rientrato in magistratura, assumendo le funzioni di magistrato civile presso il Tribunale di Roma. Dal 2007 al dicembre 2021 è stato in servizio presso la Corte di Cassazione con funzioni di Consigliere e poi di Presidente di Sezione. E’ stato attivo nel Comitato per il No alla riforma costituzionale Boschi/Renzi. Collabora con quotidiani e riviste ed è autore o coautore di alcuni libri, fra i quali Millenovecentonovantacinque – Cronache da Palazzo Madama ed oltre (Edizioni Associate, 1999), Salviamo la Costituzione (Chimienti, 2006), La dittatura della maggioranza (Chimienti, 2008), Da Sudditi a cittadini – il percorso della democrazia (Edizioni Gruppo Abele, 2013), 26 Madonne nere (Edizioni Delta Tre, 2019), il Mondo che verrà (edizioni Delta Tre, 2022)

Un commento su “Un memorandum da ripudiare”

  1. Israele ha aperto il vaso di pandora dell’atomica
    di Pino Arlacchi*

    Gli eventi della notte tra il 12 e il 13 giugno 2025 rimarranno nella storia come il momento in cui l’irresponsabilità criminale di Tel Aviv, sostenuta dalla complicità di Washington e dall’impotenza dell’Europa, ha dato un colpo, forse mortale, al maggiore ostacolo verso la guerra atomica: il regime di non proliferazione nucleare stabilito dal Trattato del 1970 (Tnp) e costruito pazientemente nei decenni successivi alla Guerra fredda.
    Israele ha commesso un delitto di proporzioni storiche. Bombardando le installazioni nucleari civili di uno Stato parte del Tnp, posto sotto il controllo dell’Agenzia Atomica di Vienna (Aiea), Netanyahu ha violato simultaneamente il diritto internazionale, la Carta Onu e ogni principio di proporzionalità. Ma l’aspetto più grave è che questo atto ha fornito all’Iran la giustificazione giuridica perfetta per ritirarsi dal Tnp e sviluppare armi nucleari in piena legalità internazionale. L’articolo 10 del Tnp permette il ritiro quando “eventi straordinari abbiano messo in pericolo gli interessi supremi” di uno Stato. È difficile immaginare evento più straordinario di un assalto militare. La Corea del Nord invocò lo stesso articolo nel 2003 per molto meno. E tre anni dopo aveva la bomba, in regime di legalità internazionale perché non si è mai riusciti a proibire l’atomica.
    L’Iran può ora citare un pesante attacco militare contro la sua sovranità territoriale e le sue installazioni militari legali. Netanyahu ha appena regalato all’Iran la strada legale verso l’arma nucleare. Gli Stati Uniti si sono resi complici di questa catastrofe diplomatica. La dichiarazione del Segretario di Stato Rubio di “non essere coinvolti” nell’attacco è farsesca: Israele non può operare senza il tacito consenso americano. Ma è la minaccia di Trump di altri attacchi “ancora più brutali” se l’Iran non firmerà l’accordo nucleare in discussione a rivelare la vera, demenziale strategia: costringere con la forza l’Iran a firmare un accordo che da adesso in poi non potrà firmare. Se l’Iran dovesse cedere all’ultimatum militare sui negoziati, si creerà un precedente terrificante: qualsiasi Stato nucleare potrà bombardare i vicini per ottenere concessioni politiche o per punirli. Quale fiducia potranno più riporre gli Stati non nucleari in un trattato che non è riuscito a proteggerli dall’aggressione militare proprio mentre rispettavano i loro obblighi internazionali?
    L’Iran, nonostante tutte le controversie degli ultimi anni, rimaneva sotto il regime di salvaguardia dell’Agenzia atomica. La bomba atomica era stata oggetto di una fatwa lanciata dai suoi leader supremi. I suoi impianti di arricchimento erano sottoposti a ispezioni internazionali. I suoi scienziati lavoravano in un contesto legale, seppur reso scomodo dalle sanzioni occidentali. Ucciderli significa aver trasformato il nucleare civile in un obiettivo militare, distruggendo – stile Gaza – una delle più importanti distinzioni del diritto internazionale. L’Europa sta assistendo impotente al crollo di un suo capolavoro politico e diplomatico. L’accordo del 2015 che toglieva le sanzioni e reintegrava Teheran nel contesto internazionale era il simbolo del multilateralismo europeo, una prova che l’Europa poteva essere un attore globale autonomo. L’accordo fu stracciato da Trump nel 2018, ma è rimasto in vigore dal lato europeo. Oggi, Francia, Germania e Regno Unito si limitano a timidi appelli alla “moderazione” mentre il loro capolavoro viene distrutto sotto i loro occhi.
    Questa impotenza europea non è soltanto strategica, è esistenziale. Se l’Europa non riesce a difendere il multilateralismo quando viene attaccato, quale è la sua ragion d’essere geopolitica? Il precedente è devastante: se uno Stato può bombardare le installazioni nucleari civili di un altro senza conseguenze, il Tnp è carta straccia…..

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Facebook