Escalation: un nuovo passo avanti

Il 20 gennaio a Ramstein è stato compiuto un nuovo passo avanti nell’escalation del conflitto dalla Santa Alleanza a guida USA che ha deciso di elevare ancora di più il livello degli armamenti da fornire a Kiev per consentirgli di “vincere” la guerra.

Il 20 gennaio a Ramstein è stato compiuto un nuovo passo avanti nell’escalation del conflitto dalla Santa Alleanza a guida USA che ha deciso di elevare ancora di più il livello degli armamenti da fornire a Kiev per consentirgli di “vincere” la guerra. L’unica nota stonata è stata la resistenza della Germania che non ha acconsentito alla fornitura all’Ucraina dei carri armati Leopard 2, malgrado le insistenze di GB, Polonia e Paesi baltici e le raccomandazioni di Stoltenberg/Stranamore. Una resistenza destinata a durare solo quattro giorni e a venir meno a fronte dell’annuncio di Biden che gli USA si apprestano ad inviare i loro Abrams. Già prima di Ramstein il New York Times aveva fatto filtrare la notizia che gli USA stavano valutando di fornire a Kiev le armi necessarie per riconquistare la penisola di Crimea (che attualmente è una Repubblica autonoma inserita nella Federazione Russa), obiettivo che Zelensky ha rivendicato più volte a voce alta. In questo scenario la fornitura di uno squadrone di centinaia di panzer tedeschi (forniti dalla Germania e da altri paesi), appare un tassello indispensabile per la programmata controffensiva verso la Crimea. A questo  punto siamo molto al di là dell’esercizio della legittima resistenza militare da parte di un paese aggredito. La pretesa di staccare la Crimea dalla Russia per riconsegnarla all’Ucraina è tanto assurda quanto lo sarebbe la pretesa del Messico di riprendersi il Texas sottraendolo agli USA. Per la Russia la Crimea fa parte integrante del suo territorio dal 1784 ed ha un valore strategico irrinunciabile perché è la base della sua flotta del Mediterraneo. Se messa con le spalle al muro, la Russia non esiterebbe a ricorrere all’arma nucleare, come prevede la sua dottrina strategica. In ogni caso, l’incremento della potenza di fuoco dell’esercito ucraino difficilmente potrebbe portare alla vittoria, come ben sanno gli specialisti della guerra americani. Infatti il Capo di Stato Maggiore americano, gen. Milley è stato abbastanza esplicito: «Devono riconoscere entrambi che probabilmente non ci sarà una vittoria militare, nel senso  stretto del termine, realizzabile per vie militari”. La guerra da remoto che la NATO e Paesi satelliti stanno combattendo contro la Russia non può terminare con la vittoria dell’Ucraina. Proprio per questo elevare il livello della scontro aumentando la potenza di fuoco, può solo causare un massacro insensato, come fu la prima guerra mondiale, con la differenza che – all’epoca – non esistevano le armi nucleari.

La querelle sui carri armati tedeschi che la Germania si rifiutava di inviare in Ucraina per la battaglia finale fra il bene ed il male, mi ha fatto ritornare in mente la nota poesia di Bertold Brecht: “Generale, il tuo carro armato è una macchina potente / Spiana un bosco e sfracella cento uomini/ Ma ha un difetto:/ ha bisogno di un carrista.(.) Generale, l’uomo fa di tutto/L’uomo può volare e può uccidere/ Ma ha un difetto:/può pensare.”

Bertold Brecht elogia quel difetto che può inceppare anche le più temibili macchine da guerra: l’uomo. L’uomo può pensare e può persino rifiutare di farsi trasformare in carne da cannone per le esigenze belliche del potere. I tempi moderni -purtroppo – ci dimostrano che la società e la scienza hanno fatto passi da gigante per eliminare questo difetto, soprattutto dai vertici politici. Il ceto politico dei principali paesi europei se ne presenta immune, sia a livello di governi, che di Parlamenti e di partiti politici. L’Europa è corsa alla guerra senza nessuna esitazione. Senza pensare che la guerra poteva essere prevenuta dissuadendo la NATO dall’abbaiare ai confini della Russia. Senza pensare che, appena scoppiata, la guerra si poteva arrestare con un compromesso che mantenesse l’Ucraina in una posizione di neutralità, come era stato ventilato al tavolo negoziale ai primi di marzo. Senza pensare che la decisione USA di prolungare la guerra, oltre a inaugurare tanti nuovi cimiteri, nuoceva all’economia dei paesi europei e peggiorava la vita di milioni di persone, mentre avvantaggiava l’economia americana e ingrassava le sue fabbriche d’armi. Senza pensare che pretendere di smembrare una potenza nucleare è come giocare a scacchi con la morte.

A Ramstein nessuna resistenza all’escalation della guerra è venuta dall’Italia che, anzi, per bocca del ministro Crosetto, ha accettato con entusiasmo di “fare la sua parte” e adesso ha varato  il sesto decreto per la fornitura di armi all’Ucraina. Del resto non si può pretendere che Crosetto sia capace di esercitare la virtù del pensiero, quando questo difetto  è stato brillantemente assente nella testa del suo predecessore e dei dirigenti del PD.

Da parte nostra non ci stancheremo di auspicare che il “difetto” di pensare riprenda a circolare fra la gente e si insedi al più presto in quelle teste dei leader europei dalle quali è stato per troppo tempo assente.

Autore: Domenico Gallo

Nato ad Avellino l'1/1/1952, nel giugno del 1974 ha conseguito la laurea in Giurisprudenza all'Università di Napoli. Entrato in magistratura nel 1977, ha prestato servizio presso la Pretura di Milano, il Tribunale di Sant’Angelo dei Lombardi, la Pretura di Pescia e quella di Pistoia. Eletto Senatore nel 1994, ha svolto le funzioni di Segretario della Commissione Difesa nell'arco della XII legislatura, interessandosi anche di affari esteri, in particolare, del conflitto nella ex Jugoslavia. Al termine della legislatura, nel 1996 è rientrato in magistratura, assumendo le funzioni di magistrato civile presso il Tribunale di Roma. Dal 2007 al dicembre 2021 è stato in servizio presso la Corte di Cassazione con funzioni di Consigliere e poi di Presidente di Sezione. E’ stato attivo nel Comitato per il No alla riforma costituzionale Boschi/Renzi. Collabora con quotidiani e riviste ed è autore o coautore di alcuni libri, fra i quali Millenovecentonovantacinque – Cronache da Palazzo Madama ed oltre (Edizioni Associate, 1999), Salviamo la Costituzione (Chimienti, 2006), La dittatura della maggioranza (Chimienti, 2008), Da Sudditi a cittadini – il percorso della democrazia (Edizioni Gruppo Abele, 2013), 26 Madonne nere (Edizioni Delta Tre, 2019), il Mondo che verrà (edizioni Delta Tre, 2022)

5 pensieri riguardo “Escalation: un nuovo passo avanti”

  1. Meno male che esistono ancora uomini che non hanno perso la ragione, in un mondo dove l’oscurità sembra aver preso il dominio sulla luce. Anche se pochi, ma grazie a loro, in questo mare d’inferno sono l’unica ed ultima speranza per l’umanità.

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